Il presidente onorario del partito ed ex segretario nazionale del PSDI rallenta il proprio coinvolgimento nella politica attiva dopo un impegno ultracinquantennale, spiegandone le ragioni con un intervento sull’edizione del 12 luglio 2022 del quotidiano appulo-lucano. Permane tuttavia la missione di rilanciare la Socialdemocrazia in Italia.
Qualche tempo fa, mentre si precedeva alle consultazioni per il nuovo capo dello Stato, il presidente del Consiglio Draghi si lasciò andare ad una confidenza: «Se non dovessi fare il Presidente dello Stato e dovessi trovare difficoltà con il Governo, farò il nonno». Io, invece, non ho atteso che altri scegliessero per me e ho deciso di fare il nonno nonostante l’acclamazione a Segretario dei Socialdemocratici Italiani nell’assemblea nazionale del 10 aprile scorso.
Un ruolo cui, dopo settimane di riflessione, ho rinunciato con una scelta inizialmente sofferta, dato il forte legame con il gruppo dirigente, ma che ha visto rasserenarmi dopo l’avvicendamento con 11 professor Umberto Costi, oggi nuovo Segretario Nazionale, professionista affermato e figlio dell’ex sottosegretario socialdemocratico. Non potevo scordare oltre dieci lustri di battaglie. scambi, scontri e soprattutto condivisioni con 1 tanti compagni e amici, le strette di numi, le parole date, le promesse mantenute, e continuerò da Presidente Onorarlo a prendermi cura di ciò cui ho dedicato gli anni della giovinezza e della maturità, le mie energie, il mio impegno costante.
Farò il nonno, con gioia, e racconterò al miei nipoti di quanto la politica sia uno strumento che troppe volte viene maltrattato e offeso, quando invece chi l’ha fatta, come me da ancor prima di compiere 18 anni, ha visto molta dialettica, nella lungimiranza e nell’integrità morale le basi di una fiducia che mi è stata ribadita negli anni. E mentre scrivevo la nota di rinuncia alla segreteria inviata ai miei elettori dell’assemblea socialdemocratica, tutti cari amici di lunga militanza politica, mi tornavano alla mente i 55 anni di attività. Citare tutti gli Amici sarebbe difficile, ma alla politica sono approdato insieme alle altre mie altre grandi passioni: sport, con la medaglia d’oro CONI 20 anni, e il giornalismo, al cui ordine sono iscritto dal lontano 1973.
Ho iniziato a respirare l’aria socialdemocratica nella capitale. A Bari, purtroppo, per lunghi periodi, ci ho vissuto troppo poco. Anni vissuti dal lunedì al venerdì a Roma, lontano da casa, da moglie e bambine. Ma 11 desiderio di mettermi in gioco, attivamente, mi ha fatto tornare.
Della mia amata Città ho visto i mille aspetti, ho sentito dalle voci di tanti cittadini che mi appellavano “assessò” durante i tanti anni di presenza in Giunta e Consiglio Comunale, le necessità, i bisogni e ho toccato con mano le fragilità di quartieri che oggi si sentono ancora emarginati, cercando di portare la mia competenza al loro servizio.
Non ho lasciato la guida del partito che ho tanto amato perché i miei anni sono diventati tanti, perché io non creda di avere ancora qualcosa da dare alla politica, al dibattito, ai tanti socialdemocratici che credono ancora nella forza del pensiero di Giuseppe Saragat, sempre attualissimo.
Al contrario, guardandomi indietro, ho scelto di dare tempo e attenzione a ciò che negli anni è stato la mia forza, il mio punto di partenza e il mio ritorno e che ora merita di godere di tutto me stesso.
Le mie donne sono state l’affetto costante che mi ha sorretto. Mia moglie Giulia, in modo particolare, ha sopportato i miei periodi lontano da casa, prendendosi cura di Manuela e Monia e seguendone la crescita e gli impegni. Oggi con immenso orgoglio sono fiero delle donne e delle professioniste che sono diventate, e il miglior modo per ridar loro il tempo che è stato poco in gioventù è offrirmi come nonno a tempo pieno, coccolando Giorgio e Gabriele, che mi danno filo da torcere con una dialettica unica per la loro età (avranno preso le doti del nonno?), mostrandomi ogni giorno che per quanta politica io abbia fatto, per quanta democrazia e diplomazia io abbia esercitato in 54 anni di attività, un sorriso e un abbraccio sono l’arma migliore per superare piccoli e grandi conflitti.
MIMMO MAGISTRO