Intervista del segretario nazionale dei Socialdemocratici, Umberto Costi, allo storico giornale siciliano “L’Eco del Sud – Messina Sera” (consultabile anche sul sito della testata, cliccando qui.
Il 2 luglio a Roma, presso la Domus Sessoriana (a Piazza Santa Croce in Gerusalemme) avrà inizio alle 10.00 il primo Convegno nazionale del partito della Socialdemocrazia (SD). A settantacinque anni dalla scissione di Palazzo Barberini, la sua nascita è stata ispirata e voluta dall’On. Dino Madaudo che con un nutrito manipolo di attivisti politici di ottimo livello (che nel passato avevano militato nell’area socialdemocratica e taluni in quella socialista) è riuscito a dare vita a questo partito che è già presente in tutte le regioni d’Italia.
Presidente di Socialdemocrazia (SD) è proprio Dino Madaudo, uomo politico di spessore, messinese, da sempre appartenente al PSDI (membro della direzione regionale e nazionale del partito), che ha ricoperto nel passato importanti incarichi istituzionali di sottogoverno e altri parlamentari di prestigio.
Ci ha concesso un’intervista il segretario nazionale del partito, il Prof. Umberto Costi, romano, chirurgo al Policlinico Umberto I di Roma, 2 figli, nipote del famoso Raffaele Costi, partigiano combattente, comandante VIII ZONA delle Brigate Matteotti e figlio dell’On. Silvano Costi (più volte deputato del PSDI e sottosegretario di Stato), che presenziò alla scissione di Palazzo Barberini: in buona sostanza la socialdemocrazia è insita nel DNA di famiglia.
Come e perché nasce Socialdemocrazia (SD)?
Nella storia dell’uomo (da sempre, quindi) qualcosa nasce quando se ne sente la mancanza. Pensi al fuoco nella notte dei tempi o alla scoperta della ruota 3.500 anni fa. Oggi un gruppo di socialisti democratici presenti in ogni regione di Italia ha avvertito l’esigenza di far rinascere quel “qualcosa“ che era nato nel 1947 e che per vari motivi era sparito dal panorama politico italiano. Non tutti nobili. Il “qualcosa” si chiama Socialdemocrazia. Se Lei nota nel nostro simbolo, completamente rinnovato, su un sole nascente dal mare, campeggia la scritta Socialdemocrazia, cioè la nostra filosofia politica. In Italia c’è una fremente esigenza di democrazia compiuta, di solidarietà, di giustizia sociale. Risorgiamo per affermare questi valori nella vita reale e non solo come enunciazione.
Sembra evidente che il suo partito sia un partito di sinistra: ma quale sinistra?
Le rispondo nell’unico modo con cui un socialdemocratico può rispondere: per la nostra indole ideologica, per le alte idealità umanistiche che hanno caratterizzato il pensiero dei nostri Padri fondatori da Turati a Treves, da Matteotti a Saragat, noi siamo e resteremo un partito della sinistra democratica e riformista, che guarda con precipuo interesse alle forze che si richiamano al socialismo e alle forze del centro progressista.
Sarà una casa per tutti coloro che furono socialdemocratici o intende ispirarsi al socialismo ante-scissione e quindi una sorta di ritorno alle origini?
Lei pone una domanda che entra nel cuore del nostro progetto. Sabato 2 luglio a Roma, in occasione del primo convegno nazionale di Socialdemocrazia, rilancerò il messaggio di una costruttiva disponibilità al dialogo verso le ancora disperse membra socialiste, socialdemocratiche e dei liberal socialisti. Nessuno però dovrà accampare diritti di primogenitura. Lanceremo un forte appello per una Costituente che dia nuova vita al filone storico del socialismo riformista italiano.
Con la sfiducia diffusa tra la popolazione verso la sinistra che si ritiene ormai inesistente e che ha portato i più a ritenere (a livello globale) che non ha più senso la distinzione tra destra e sinistra, perché pensa che questo partito potrà essere attrattivo, soprattutto per i giovani? Quali strumenti porrete in atto per questo?
La sfiducia riguarda tutti i partiti ormai e anche da diverso tempo. In Italia come in Europa. E questo si evince facilmente dall’alto tasso di astensionismo. Non sono solo i giovani ad avere sfiducia nella politica e nei suoi rappresentanti ma anche le fasce di età più alte. Di certo i continui scandali di corruzione hanno la loro influenza. Ma le operazioni fedifraghe e di autentico malcostume (alla Di Maio, per intenderci) creano sgomento e sono di pessimo esempio, soprattutto per i più giovani. Anche la magistratura ci sta mettendo del suo nell’offuscare il senso di giustizia giusta che ribolle nella società. Se per destra lei intende la destra democratica e liberale, ci sarà confronto sulla politica economica, sulla distribuzione della ricchezza prodotta, sulle riforme sociali e sull’estensione dei diritti civili. Anche se sul piano storico-filosofico c’é una visione molto diversa, si rimane all’interno di un alveo di civiltà e di democrazia e rispetto dell’altro. Non dimentichiamo che anche i liberali dettero la vita per la libertà. Con la destra populista, sovranista, urlante, antieuropea, razzista, non abbiamo nulla a che vedere. Ci divide tutto. Il 1989 ha segnato la vittoria storica, politica, ideologica, morale, del Socialismo democratico. Oggi la storia chiama i socialdemocratici a una nuovo compito: respingere il grande attacco neoliberista e neoconservatore, partito dagli Stati Uniti reaganiani e dall’Inghilterra di Margaret Thatcher. Questo sarà il ruolo che il nostro partito dovrà sostenere per il bene dei cittadini e davanti alla Storia, se vorrà essere un autentico portatore degli ideali socialisti e democratici. Dovremo anche saper respingere “Sirene ammaliatrici” nel fare questo. A buon intenditor poche parole. Dovremo contrastare le oligarchie finanziarie, industriali, i cartelli che controllano i prezzi al dettaglio. Noi pensiamo che soltanto un Europa federale può fare da argine a una globalizzazione selvaggia. Se poi sarà una Europa Federale a guida Socialdemocratica… (sorriso). Mi sembra un compito arduo ma nobile. A lunga scadenza. Dovrebbe bastare ai giovani per seguirci.
La vostra ambizione è presentarvi alle prossime elezioni in solitaria o in coalizione? Con quali forze politiche vi rapporterete?
È l’ambizione di tutti i partiti presentarsi con il proprio simbolo alle elezioni. Le dico che non lo escludiamo ma non possiamo neanche affermarlo. Bisognerà anche vedere con quale legge elettorale andremo a votare. E, comunque, saranno gli organi di partito e il Congresso a decidere. Con chi ci rapporteremo posso già rispondere: con i partiti socialisti, riformisti e del centro progressista.